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"Sono stato un notaio del crimine libero, un compilatore di necrologi, il rappresentante di un sistema dove troppo spesso prevale l'impunità": così Michele, giovane giudice del Nord, sintetizza la sua dura esperienza di giudice di prima nomina a Locri. Sono gli anni Ottanta, quelli delle vendette più cruente e dei sequestri di persona. Il giudice si immerge nella natura selvaggia dei posti, ma si scontra anche con la durezza della realtà sociale: violenza, morti ammazzati, faide fra clan. Intimidazioni, dirette o trasversali. Sono anni di formazione, di sofferenza e di sconforto, ma anche di scoperta. Ed è con la passione per il suo lavoro di magistrato e con la forza della giovinezza che la sua narrazione ci restituisce, all'unisono con la prefazione del poeta Dante Maffia, una vivida testimonianza, il racconto di una terra di paradiso o d'inferno, di paura folle o di orgiastica bellezza, da cui si può voler scappare, ma che resterà impressa per sempre sulla pelle di chi l'ha vissuta.